Consideriamo oggi la povertà della Sacra Famiglia. La povertà di Gesù, Maria e Giuseppe splendeva come una gemma lucente e rendeva la piccola casetta di Nazareth più bella di una reggia.
Tutto era sobrietà, ordine e decoro e la vita che conducevano era piena di sacrifici e di rinunce.
La loro ricchezza era l’amore divino che rendeva soave ogni asprezza e che li saziava più del pane.
Amavano tanto la loro povertà e non desideravano affatto migliorare la loro condizione; quella povertà, anzi, consentiva loro di confidare ancor più nell’onnipotenza di Dio, che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo; consentiva loro di amare ancor più il Signore e li staccava sempre più dagli affanni di questa terra, per far vivere loro la vita del cielo.
Dobbiamo anche noi desiderare questa povertà e non bramare le ricchezze di questo mondo; rinunciamo a tutto quello che non ci è necessario e diamolo ai poveri, così avremo accumulato un tesoro lassù nel Cielo.
Esempio
Per onorare la Sacra Famiglia bisogna farsi imitatori perfetti di Gesù Cristo. – Tale fu certamente San Felice di Cantalice, religioso cappuccino. Un giorno, mentre meditava i Misteri della Sacra Famiglia, gli si accese tanto/”il cuore d’amore che corse ad un altare di Maria a supplicarla di fargli abbracciare il Santo Bambino. La Vergine benedetta lo esaudì, e Felice si strinse al cuore il suo Diletto, l’inondò di lacrime
sante, lo colmò di baci e se ne andò poi come ubriaco di santo amore.
Pratica. Nessun atto d’impazienza, neppure piccolissimo.
Giaculatoria. Gesù, Giuseppe e Maria, mantenete sempre calmo il mio spirito.